Spunti intorno alla Parola: 22a Domenica del Tempo Ordinario (30 agosto)

SEGUIRE GESU’

significa unire a Lui la nostra vita

Nel Vangelo di questa Domenica Gesù rimprovera Pietro, perchè non vuole seguirlo ma indirizzarlo; chiede quindi, a tutti, di seguirlo.
Questo è un aspetto importante della nostra vita cristiana, normalmente indicato con il termine “sacerdozio comune dei fedeli” o “sacerdozio battesimale”: con il Battesimo infatti, tutti siamo stati uniti alla Pasqua del Signore Gesù, unica offerta perfetta e gradita al Padre, fonte dell’Amore onnipotente dello Spirito.
Per unire la nostra vita – pensieri, parole e azioni – a quella di Gesù, abbiamo bisogno dello strumento da Lui scelto, i Sacramenti della Chiesa, affidati ai preti (o presbiteri) nel “sacerdozio ministeriale”.
Qui di seguito un estratto di un libro del Cardinale Albert Vanhoye,gesuita, grande biblista e teologo, uno dei maggiori esperti e predicatori di queste verità nel nostro tempo, insegnate nella Parola di Dio soprattutto nella Lettera agli Ebrei.

Aspetto di offerta e aspetto di mediazione

Nel sacerdozio di Cristo bisogna distinguere due aspetti: quello di offerta della sua vita e quello di mediazione. Cristo ha trasformato la sua morte, evidentemente crudele, ingiusta e scandalosa, in perfetta offerta di amore filiale e fraterno. Tale offerta è stata al tempo stesso un atto di mediazione tra gli uomini e Dio. I battezzati sono chiamati a partecipare all’aspetto di offerta, cioè all’aspetto di trasformazione di tutte le circostanze della vita in offerta di amore filiale e fraterno; non sono in grado di farlo da sé, ma ciò è reso loro possibile dalla mediazione di Cristo, che, come abbiamo detto,è unica (cfr 1Tm1,5). L’offerta dei battezzati è un’offerta d’amore di carità; ha dunque uno stretto rapporto con l’idea di mediazione, poiché la carità mette in relazione con Dio e con le persone umane; ma l’offerta dei battezzati non può in alcun caso sostituirsi alla mediazione di Cristo per unire un’altra persona a Dio. Il sacerdozio dei battezzati, ripetiamo, ha assolutamente bisogno della mediazione di Cristo per esistere e per essere esercitato.

Detto questo, perché una mediazione possa essere effettivamente accolta, è indispensabile che si manifesti obiettivamente.

La mediazione di Cristo si manifesta nei sacramenti, che sono atti di Cristo mediatore, in particolare nel sacramento dell’Ordine che comunica agli uomini ordinati il sacerdozio ministeriale, strumento della mediazione di Cristo.

La differenza tra il sacerdozio dei battezzati e il sacerdozio ministeriale è questa: il sacerdozio dei battezzati è offerta personale della loro vita per amore e trasformazione del mondo attorno a loro grazie alla forza dell’amore; il sacerdozio ministeriale, invece, è strumento della mediazione di Cristo.

I battezzati, per esercitare il loro sacerdozio, hanno bisogno di tre interventi della mediazione di Cristo: un intervento di rivelazione, un secondo di santificazione, un terzo di unificazione.

  • Hanno bisogno di una rivelazione, cioè di una comunicazione sicura della Parola di Cristo, per trovare la loro via d’amore nelle incertezze dell’esistenza.
  • Hanno bisogno di santificazione mediante la grazia di Cristo, per poter vivere effettivamente in conformità con la rivelazione che ricevono.
  • Hanno bisogno di unificazione, cioè di essere strappati alla disunione e alla dispersione, e di essere riuniti nella Chiesa, corpo di Cristo.
  1. Cristo sommo sacerdote esercita la sua mediazione sacerdotale in favore dei battezzati per mezzo del sacerdozio ministeriale. Ai battezzati Cristo comunica la sua Parola, con garanzia di autenticità, attraverso l’insegnamento del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti, con la loro predicazione e i loro consigli.
  2. Ai battezzati Cristo comunica la grazia purificante e santificante attraverso il ministero sacramentale dei sacerdoti. Soprattutto qui essi sono gli strumenti della mediazione di Cristo, per il perdono dei peccati nel sacramento della riconciliazione, e per l’unione vitale con Cristo nell’Eucaristia. E’ chiaro che i sacerdoti non sono di per sé mediatori, ma sono gli strumenti di Cristo mediatore.
  3. Infine, attraverso il ministero del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti, Cristo unifica la Chiesa e ne fa il suo Corpo. «In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore» (Ef 2,21; cfr Col 2,19). E significativo, in proposito, che il sacramento dell’Ordine comprenda tre gradi, così da dare alla Chiesa una struttura gerarchica.

Questo ci conduce a definire il prete così: nel sacerdozio ministeriale, il sacerdote cristiano è un uomo preso da Cristo come strumento della sua mediazione d’amore per la salvezza del mondo.

Appare dunque nettamente la differenza tra il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale: non è soltanto differenza di grado, ma di natura, come dice la costituzione conciliare Lumen gentium (n. 10), e come hanno poi ripetuto altri documenti magisteriali. Il sacerdozio ministeriale è anzitutto mediazione sacramentale; il sacerdozio comune è invece offerta personale. Bisogna riconoscere che il sacerdozio ministeriale, confrontato con il sacerdozio comune, è più specificamente sacerdotale; infatti l’elemento specifico del sacerdozio è la mediazione tra Dio e gli uomini, e il sacerdozio ministeriale fa del sacerdote il segno e lo strumento della mediazione di Cristo,mentre il sacerdozio comune non lo fa. Il sacerdozio dei battezzati, ripetiamo, per poter essere esercitato, ha bisogno di passare attraverso la mediazione di Cristo, resa presente e accessibile con il sacerdozio ministeriale.

D’altra parte, bisogna riconoscere che il sacerdozio comune è di grande valore, perché viene esercitato con l’offerta personale, esistenziale, di tutta la vita, un’offerta d’amore, che promuove la comunione tra le persone e così trasforma il mondo molto positivamente. Si può dire che la santità di un cristiano o di una cristiana dipende dal modo in cui essi esercitano il loro sacerdozio di battezzati, in unione con Cristo e in una vita di servizio per amore. La santità cristiana di una persona non dipende dalla posizione che essa occupa nella Chiesa e nel mondo, ma dal modo
in cui la persona accoglie nella sua vita l’amore che viene da Dio e vi corrisponde realmente per la trasformazione del mondo.

Notiamo, in proposito, che il sacerdozio comune è veramente comune, cioè non è riservato ai semplici fedeli, ma dev’essere esercitato anche dai sacerdoti, dai vescovi e dal Papa, insieme al sacerdozio ministeriale. Tutti sono chiamati a unirsi personalmente a Cristo con l’offerta della loro vita. Nell’esistenza di un sacerdote ordinato non tutto è ministeriale, ma tutto dev’essere vissuto nella carità grazie all’unione con Cristo: questo è l’esercizio del sacerdozio comune.

Anche gli atti ministeriali devono essere compiuti nella carità, e questo li avvicina al sacerdozio comune, ma con una specificazione particolare, perché si tratta allora di carità pastorale. Purtroppo è possibile compierli senza essere uniti a Cristo con la carità; questo è del tutto anormale e anche scandaloso, ma è possibile. Un prete può celebrare l’Eucaristia senza aderire personalmente alla carità di Cristo e anche rifiutandola, conservando, ad esempio, un progetto di vendetta mortale contro un avversario. La messa non sarà invalida; i fedeli potranno unirsi al sacrificio di Cristo ed esercitare così il loro sacerdozio di battezzati. Il sacerdote avrà esercitato il suo sacerdozio ministeriale, pur rifiutando di esercitare il sacerdozio comune. Normalmente, però, i sacerdoti, nell’esercizio del loro ministero, ricevono personalmente abbondanti grazie di unione con Cristo con l’offerta generosa della loro vita.