Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono già in possesso di qualche nozione generale riguardo alla correzione fraterna, ma non posso negare di avere qualche dubbio.
Per questo le chiedo: cos’è la correzione fraterna?
Quando deve essere fatta? Come deve essere fatta? Potrebbe spiegarmi anche le possibili limitazioni?
La ringrazio per la sua disponibilità, le assicuro le mie preghiere e le auguro una buona giornata.
Michele
Risposta del sacerdote
Caro Michele,
1. per correzione fraterna s’intende l’aiuto dato al prossimo che a motivo di qualche suo peccato o difetto corre il rischio di danneggiare se stesso o il prossimo.
Già in nome della solidarietà umana si è tenuti a correggere chi sbaglia.
Ma questo aiuto diventa per i cristiani una forma particolare di carità.
Dice Gesù: “Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neanche costoro, dillo all’assemblea; se poi non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18,15-17).
S. Agostino: “Se trascuri di correggere, diventi peggiore di chi ha peccato” (De verbis Domini).
E S. Tommaso: “la correzione fraterna è un atto di carità superiore alla cura delle malattie del corpo e alle elemosine che tolgono le miserie esteriori” (Somma teologica, II-II, 33, 1).
2. La correzione fraterna non è un optional, ma un dovere di carità.
Tuttavia è necessario essere prudenti. È un precetto morale positivo, che comanda di compiere un’azione.
A proposito di questi precetti va ricordato che obbligano sempre, ma non in ogni momento.
Pertanto si è tenuti, sì, a fare la correzione fraterna, ma non in ogni momento.
Scrive San Tommaso: “La correzione fraterna è di precetto. Si deve però notare che mentre i precetti negativi della legge proibiscono gli atti peccaminosi, i precetti affermativi inducono ad atti di virtù…
La correzione fraterna è ordinata all’emendazione dei fratelli… Non si deve correggere il fratello che sbaglia in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo” (Ib., II-II, 33, 2).
3. Perché si verifichi l’obbligo della correzione fraterna, che è grave se si tratta di colpe gravi per il singolo o di mali che pregiudicano il bene comune, si devono verificare varie condizioni.
I teologi le riassumono così:
– che la materia sia certa e manifesta. Non v’è l’obbligo se la materia è occulta, a meno che si tratti di un dovere del superiore nei confronti di un suddito;
– la necessità, e cioè che si preveda che senza correzione non vi può essere miglioramento.
– l’utilità, e cioè che vi sia speranza di buon esito. Se si prevede infatti che la correzione sarà controproducente, non si deve fare.
– la possibilità: che si possa fare senza grave molestia o pregiudizio di chi corregge. Non è motivo sufficiente per ometterla la previsione della momentanea indignazione di chi viene ripreso.
– l’opportunità: che venga fatta nel tempo, nel luogo e nel modo giusto. È lecito pertanto e anche doveroso attendere tempi migliori.
4. La correzione fraterna va fatta con dolcezza per non inasprire gli animi.
Dice S. Paolo: “Se qualcuno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo spirito, correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). E ancora: “Non riprendere l’anziano con durezza, ma esortalo come si fa con un padre” (1 Tm 5,1).
E S. Gregorio Magno: “I giusti, quando castigano severamente, non perdono la grazia della dolcezza interna” (Moralia, 24,10).
In una parola, va tenuto presente quanto diceva S. Francesco di Sales: che una goccia di miele attira più che un barile di aceto.
Va fatta dunque con carità, umiltà e prudenza.
La prudenza poi insegna a non fare con frequenza le osservazioni e, soprattutto, a non farle pubblicamente, secondo l’insegnamento del Signore, perché chi è ripreso non si senta umiliato davanti a tutti e sia tentato di risentimento.
5. Perché la correzione fraterna risulti fruttuosa è necessario avere le carte in regola secondo quanto ha detto il Signore: “Perché vuoi togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello, mentre nel tuo occhio vi è la trave?” (Mt 7,3).
S. Agostino dice che dobbiamo riflettere “per vedere se il vizio che vogliamo correggere negli altri non l’abbiamo avuto anche noi.
E se non c’è più, che la correzione sia preceduta dalla misericordia e non dall’odio.
Se poi ci accorgiamo di essere nel medesimo difetto, non rimproveriamo, ma piangiamo insieme e invitiamo gli altri a pentirsene con noi” (Ib.).
Ti ringrazio di avermi attirato su questo argomento.
Ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo