Spunti intorno alla Parola: 23a Domenica del Tempo Ordinario (6 settembre)

LA CORREZIONE FRATERNA

Qui di seguito un approfondimento sulla correzione fraterna, ad opera di un sacerdote domenicano, docente di morale nel nostro Seminario di Genova, Padre Angelo Bellon, che ha formato generazioni di sacerdoti genovesi.
Qui avete il link al suo apprezzato e seguitissimo sito, www.amicidomenicani.it, dove risponde con precisione e brevità, in una parola con stile tomista (cioè ispirato agli insegnamenti di san Tommaso d’Aquinio), a tante domande e quesiti indirizzati a lui.

Le chiedo che cosa sia la correzione fraterna, quando vada fatta, se sia obbligatorio farla, come vada fatta…

Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono già in possesso di qualche nozione generale riguardo alla correzione fraterna, ma non posso negare di avere qualche dubbio.
Per questo le chiedo: cos’è la correzione fraterna?
Quando deve essere fatta? Come deve essere fatta? Potrebbe spiegarmi anche le possibili limitazioni?
La ringrazio per la sua disponibilità, le assicuro le mie preghiere e le auguro una buona giornata.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. per correzione fraterna s’intende l’aiuto dato al prossimo che a motivo di qualche suo peccato o difetto corre il rischio di danneggiare se stesso o  il prossimo.
Già in nome della solidarietà umana si è tenuti a correggere chi sbaglia.
Ma questo aiuto diventa per i cristiani una forma particolare di carità.
Dice Gesù: “Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neanche costoro, dillo all’assemblea; se poi non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18,15-17).
S. Agostino: “Se trascuri di correggere, diventi peggiore di chi ha peccato” (De verbis Domini).
E S. Tommaso: “la correzione fraterna è un atto di carità superiore alla cura delle malattie del corpo e alle elemosine che tolgono le miserie esteriori” (Somma teologica, II-II, 33, 1).

2. La correzione fraterna non è un optional, ma un dovere di carità.
Tuttavia è necessario essere prudenti. È un precetto morale positivo, che comanda di compiere un’azione.
A proposito di questi precetti va ricordato che obbligano sempre, ma non in ogni momento.
Pertanto si è tenuti, sì, a fare la correzione fraterna, ma non in ogni momento.
Scrive San Tommaso: “La correzione fraterna è di precetto. Si deve però notare che mentre i precetti negativi della legge proibiscono gli atti peccaminosi, i precetti affermativi inducono ad atti di virtù…
La correzione fraterna è ordinata all’emendazione dei fratelli… Non si deve correggere il fratello che sbaglia in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo” (Ib., II-II, 33, 2).

3. Perché si verifichi l’obbligo della correzione fraterna, che è grave se si tratta di colpe gravi per il singolo o di mali che pregiudicano il bene comune, si devono verificare varie condizioni.
I teologi  le riassumono così:
che la materia sia certa e manifesta. Non v’è l’obbligo se la materia è occulta, a meno che si tratti di un dovere del superiore nei confronti di un suddito;
la necessità, e cioè che si preveda che senza correzione non vi può essere miglioramento.
l’utilità, e cioè che vi sia speranza di buon esito. Se si prevede infatti che la correzione sarà controproducente, non si deve fare.
la possibilità: che si possa fare senza grave molestia o pregiudizio di chi corregge. Non è motivo sufficiente per ometterla la previsione della momentanea indignazione di chi viene ripreso.
l’opportunità: che venga fatta nel tempo, nel luogo e nel modo giusto. È lecito pertanto e anche doveroso attendere tempi migliori.

4. La correzione fraterna va fatta con dolcezza per non inasprire gli animi.
Dice S. Paolo: “Se qualcuno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo spirito, correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). E ancora: “Non riprendere l’anziano con durezza, ma esortalo come si fa con un padre” (1 Tm 5,1).
E S. Gregorio Magno: “I giusti, quando castigano severamente, non perdono la grazia della dolcezza interna” (Moralia, 24,10).
In una parola, va tenuto presente quanto diceva S. Francesco di Sales: che una goccia di miele attira più che un barile di aceto.
Va fatta dunque con carità, umiltà e prudenza.
La prudenza poi insegna a non fare con frequenza le osservazioni e, soprattutto, a non farle pubblicamente, secondo l’insegnamento del Signore, perché chi è ripreso non si senta umiliato davanti a tutti e sia tentato di risentimento.

5. Perché la correzione fraterna risulti fruttuosa è necessario avere le carte in regola secondo quanto ha detto il Signore: “Perché vuoi togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello, mentre nel tuo occhio vi è la trave?” (Mt 7,3).
S. Agostino dice che dobbiamo riflettere “per vedere se il vizio che vogliamo correggere negli altri non l’abbiamo avuto anche noi.
E se non c’è più, che la correzione sia preceduta dalla misericordia e non dall’odio.
Se poi ci accorgiamo di essere nel medesimo difetto, non rimproveriamo, ma piangiamo insieme e invitiamo gli altri a pentirsene con noi” (Ib.).

Ti ringrazio di avermi attirato su questo argomento.
Ti ricordo al Signore  ti benedico.
Padre Angelo